Ho letto con interesse l’articolo di Harvard Business Review sui “6 comportamenti difensivi che emergono al lavoro – e su come la sicurezza psicologica può aiutare”.
In Marco Polo Consulting ci confrontiamo quotidianamente con queste dinamiche e desidero condividere come le traduciamo in pratica in alcune delle nostre linee di servizio:
1. Assessment e coaching
Utilizziamo strumenti come il Hogan Profile, che include una parte dedicata al “dark side” – gli aspetti della personalità che emergono sotto stress o pressione. Questo ci permette di capire non solo chi è una persona in condizioni ideali, ma anche come reagisce quando le cose si fanno più difficili.
Nei percorsi di coaching che seguono, adottiamo la metodologia ThroughArt, che dedica ampio spazio a queste dinamiche. Usiamo, ad esempio, le carte delle emozioni, il mood meter e pratiche di regolazione emotiva che coinvolgono le dimensioni cognitiva, emotiva e corporea.
2. Formazione sulla gestione delle emozioni
Come evidenziato nell’articolo, i comportamenti difensivi spesso nascono da una sensazione di minaccia o insicurezza. Creare un vocabolario condiviso sulle emozioni e sviluppare l’abitudine a regolarle in modo efficace è fondamentale per evitare che il talento si trasformi in rigidità, chiusura o evitamento.
3. Progetti di efficacia degli executive / leadership team
Nei percorsi di team effectiveness con i leadership team, la prima cosa su cui lavoriamo è la fiducia, lo spazio psicologicamente sicuro e il proposito condiviso. Riteniamo che questi siano i presupposti indispensabili perché un team possa essere efficace e sostenibile – e perché ogni persona possa dare il meglio di sé anche in contesti complessi.
In sintesi: se vogliamo ridurre i comportamenti difensivi e attivare pienamente il potenziale delle persone e dei team, non basta chiedere di “cambiare comportamento”. Occorre costruire condizioni emotive, relazionali e organizzative che rendano possibile quel cambiamento. E l’articolo lo ribadisce con forza.

